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Può subirla la coscienza, un concetto che ha affascinato filosofi, scienziati e religiosi per secoli. In italiano, la parola "coscienza" deriva dal latino "conscientia", che significa "conoscenza insieme".
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È la capacità di essere consapevoli di sé stessi e del mondo esterno, di giudicare ciò che è giusto o sbagliato, e di agire di conseguenza.
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Ma cosa significa esattamente "può subirla la coscienza"? In poche parole, si riferisce alla possibilità che la nostra coscienza possa essere modificata, influenzata o addirittura soppressa da fattori esterni. Questi fattori possono essere sia fisici che mentali, come ad esempio luso di droghe, lipnosi, la meditazione o lesperienza di eventi traumatici.
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In questo articolo, esploreremo più a fondo il concetto di "può subirla la coscienza" e vedremo come è stato affrontato da diverse teorie filosofiche e scientifiche.
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La coscienza nella filosofia.
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La coscienza è stata oggetto di studio e dibattito fin dai tempi antichi.
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Platone e Aristotele, due importanti filosofi greci, sostenevano che la coscienza fosse una parte integrante della nostra anima o mente. Secondo loro, la coscienza era ciò che ci rendeva unici e ci permetteva di ragionare e riflettere sul mondo che ci circonda.
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Nel Medioevo, la coscienza divenne un tema centrale nella filosofia cristiana. San Tommaso dAquino, uno dei più influenti teologi cattolici, credeva che la coscienza fosse il luogo in cui la ragione e la fede si incontravano. Egli sostenne che la coscienza era una guida morale naturale, che ci permetteva di distinguere il bene dal male.
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Con lavvento delletà moderna, la coscienza divenne oggetto di studio anche per filosofi come René Descartes e Immanuel Kant.
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Descartes credeva che la coscienza fosse la prova definitiva dellesistenza del sé, mentre Kant la considerava come la capacità di autodeterminarsi razionalmente.
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Nel XIX secolo, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche sfidò la concezione tradizionale della coscienza, sostenendo che essa era solo unillusione creata dalla soci.